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Un premier direttamente eletto dal popolo? Per fare cosa?

Un premier direttamente eletto dal popolo? Per fare cosa?

In una serata molto partecipata per la presenza di diversi ospiti, abbiamo voluto approfondire il tema del “premierato”. La relazione introduttiva del prof. Rosario Sapienza e l’intenso dibattito che ne è seguito, hanno fatto emergere sia i diversi risvolti critici, sia il rischio di una facile adesione a causa di un approccio superficiale alla proposta dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri.

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Un premier direttamente eletto dal popolo? Per fare cosa?

di ROSARIO SAPIENZA, Ordinario di Diritto internazionale nell’Università di Catania

Come ormai tutti (o quasi) sanno, il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha approvato il 15 novembre scorso un disegno di legge costituzionale per l’introduzione dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri e la razionalizzazione del rapporto di fiducia, oggi universalmente noto come il ddl 935, recante “Modifiche agli articoli 59, 88, 92 e 94 della Costituzione per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, il rafforzamento della stabilità del Governo e l’abolizione della nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica”.

La riforma costituzionale in esame ha l’obiettivo dichiarato di rafforzare la stabilità dei Governi, introducendo un meccanismo di legittimazione democratica diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, che verrebbe eletto a suffragio universale con apposita votazione popolare da svolgersi contestualmente alle elezioni per le Camere, mediante una medesima scheda.

La riforma proposta, più volte annunciata anche in campagna elettorale dall’onorevole Meloni, mira certamente a dare una impronta volutamente dirigista nell’assetto costituzionale attuale, rafforzando nelle intenzioni il Governo e modificando l’equilibrio tra gli organi costituzionali (anche se ciò viene puntualmente negato) peraltro proprio nel momento in cui la stessa maggioranza si schiera (più o meno compatta) a difesa del regionalismo differenziato tanto caro alla Lega.

Insomma, per banalizzare volutamente, … un colpo al cerchio e uno alla botte. Maggiori poteri alle autonomie di fronte però a un governo centrale rafforzato.

È difficile esprimersi su una tematica così complessa che si vorrebbe peraltro affidare a una riforma ipersemplificatrice, col rischio di produrre anche conseguenze impreviste.

Una prima notazione critica è dunque quella che sottolinea l’incertezza dei confini e dei limiti dei poteri che questo premier direttamente dal popolo verrebbe ad avere, con la possibile incidenza su quelli di un Presidente della Repubblica che resterebbe, invece, eletto dal Parlamento.

Siamo sicuri che di fronte a un Premier forte di una diretta legittimazione popolare, il Presidente della Repubblica manterrebbe, di fatto se non di diritto, la somma dei suoi poteri?

E, seconda notazione critica, anche il Parlamento potrebbe risultare vulnerato nei suoi poteri, di fronte a un Premier anche lui forte della legittimazione popolare.

Soprattutto se si pensa che la lista del candidato Premier vittorioso godrebbe di un premio in seggi obbligato al 55% dei parlamentari, così divenendo arbitro delle maggioranze parlamentari.

Non è poi chiaro, andando a riflettere su altri aspetti della questione e ragionando all’incontrario, se l’elezione diretta del premier basterebbe veramente a rafforzarne il ruolo nei confronti degli altri organi costituzionali.

Perché, insomma, non si tratta qui di essere favorevoli o contrari a un rafforzamento dei poteri del presidente del consiglio, ma certo si possono esprimere perplessità su una proposta che appare troppo scarna e, anche per questo, troppo poco chiara nelle sue implicazioni.

Non resta che sperare che il dibattito in corso contribuisca a chiarire i tanti punti oscuri, auspicabilmente prima che il ddl 935 divenga legge dello Stato.