Appunti 6_2010
Cattedra «Giuseppe Lazzati»
Luciano Caimi
Nel XXV di fondazione, «Città dell’uomo», l’associazione di cultura politica promossa il 4 ottobre 1985 dal professor Giuseppe Lazzati, insieme con un gruppo di amici (fra i quali conviene almeno ricordare il costituzionalista Leopoldo Elia), intende dare vita alla prima edizione di una Cattedra intitolata al proprio fondatore. L’iniziativa si colloca quasi come naturale prosecuzione e completamento delle celebrazioni svoltesi nel 2009 per il centenario della nascita di Lazzati.
Con ciò, si vuole proporre, anno dopo anno, un momento di riflessione, affidato di volta in volta a una figura autorevole, su temi particolarmente congeniali con il pensiero lazzatiano e di sicura attualità.
Incominciamo con la Costituzione italiana. E non è certo un caso. Nel 1979, avviando la nuova serie di «Vita e Pensiero», la rivista culturale dell’Università cattolica, il rettore Lazzati indicava nella Costituzione repubblicana e nel Concilio le due «stelle polari» di riferimento anche per il cammino del rinnovato periodico. In realtà, quelle due «stelle» guidarono l’intera riflessione del professore.
Nel 1978, in occasione del XXX della Costituzione, Lazzati, memore della sua esperienza di costituente, pubblicava su «Vita e Pensiero»1 un ampio articolo, manifestando il proprio convincimento circa la possibilità/necessità di adeguamenti della Carta del 1948, purché non ne manomettessero i principi fondativi e il complessivo equilibrio progettuale. Da allora, com’è noto, il dibattito sulla riforma della Costituzione si è infittito. Non sono mancati (e non mancano) tentativi di mettere mano al testo con intenzioni poco rassicuranti. Fortunatamente nel paese vi è stato (vi è) un movimento spontaneo, popolare di vigilanza attiva a pro della Carta costituzionale. Esso ha trovato precisa configurazione nei «Comitati per la difesa della Costituzione». Una difesa, come sappiamo, aperta a ponderate ed equilibrate riforme di alcuni ordinamenti della parte seconda, ma non cedevole su principi, valori ispiratori, significato d’insieme della parte prima, intorno ai quali si regge il patto della nostra convivenza civile e democratica.
Ebbene, «Città dell’uomo», nel corso di questi venticinque anni di vita, ha fatto dello studio della Costituzione e delle possibili prospettive di revisione un motivo costante di riferimento e di ricerca.
Il momento forse più incisivo di tale lavoro si è avuto nel gennaio 1995, con il convegno su La Costituzione della Repubblica, oggi. Principi da custodire, istituti da riformare. A Milano si tenne il primo incontro, riproposto poi in altre città d’Italia. Don Giuseppe Dossetti intervenne all’appuntamento milanese con un vibrante discorso su «Il potere costituente», nel quale metteva in guardia dal rischio di «mitologie» populistiche, al limite dell’eversione, propagandate dalla destra politica, scopertamente insofferente dell’assetto costituzionale e della sua sapiente architettura di pesi e contrappesi per il bilanciamento dei vari poteri.
L’intervento di Dossetti seguiva a quello, di straordinaria intensità, del 18 maggio 1994, per commemorare l’amico Lazzati nell’ottavo anniversario della scomparsa. Quell’«orazione» spirituale e civile, dal titolo Sentinella, quanto resta della notte?, tenuta presso la fondazione «Giuseppe Lazzati», rimane fissa nella memoria. Negli ultimi decenni, è stata uno dei momenti più alti ed esemplari di come la coscienza religiosa, sulla scorta di una fede rischiarata dalla Scrittura, sappia scrutare i «segni dei tempi», cogliendo, con quanto di positivo germina nella storia, anche i pericoli di rovine imminenti o meno (sotto giudizio finiva, fra l’altro, la deriva demagogica e populistica della nuova maggioranza di governo): allora, una siffatta coscienza lucida e libera da qualsivoglia cautela mondana si fa, alla stregua degli antichi profeti, voce potente per svegliare dal sonno l’animo assopito di molti, dentro e fuori della comunità credente. Giuseppe Dossetti, per l’appunto, svolse, in quegli anni, questa preziosissima funzione critica.
Dunque – si diceva –, la Costituzione come «stella» di orientamento per Lazzati e per «Città dell’uomo». L’inaugurazione della Cattedra a lui intitolata parte da qui; l’anno prossimo – con ogni probabilità – ci concentreremo sulla seconda «stella polare» citata: il Concilio.
La cattedra (ogni cattedra) rappresenta in senso proprio il «luogo fisico» dal quale s’impartisce un insegnamento. Naturalmente, ci sono cattedre e cattedre. Alcune, onorate da figure eminenti di studiosi, assumono particolare prestigio. Ma c’è anche uno stuolo di cattedre non celebrate, umili, eppure preziose: quelle di una moltitudine di maestri e professori che nella quotidiana ferialità del loro servizio trasmettono conoscenze e, nei casi migliori, semi di sapienza, perché le nuove generazioni possano intraprendere con dignità il cammino della vita.
Le cattedre sono tutte importanti, a condizione però che siano luoghi di comunicazione «discreta» e dialogica, non arrogante di saperi ed esperienze. Intorno ad esse si può pertanto elaborare quella cultura del dialogo cui tanto teneva Giuseppe Lazzati, indicandola come nota qualificante e irrinunciabile per lo sviluppo genuinamente umano delle nostre città sempre più «plurali».
Milano, da questo punto di vista, vanta una recente, mirabile esperienza: la «Cattedra dei non credenti» voluta dal card. Martini. A distanza di tempo, ci prende ancora un moto di commozione e di ammirazione nel ripensare al suo atteggiamento umile e disponibile all’ascolto anche di voci apparentemente distanti dal pensiero cristiano. Con i ricercatori sinceri della verità il credente non può non stabilire rapporti di leale confronto: è stato l’insegnamento continuo dell’indimenticato arcivescovo.
Era, del resto, il convincimento anche del professor Lazzati, che già dai suoi giovanili studi, aveva appreso dai padri della Chiesa la fondamentale «dottrina» sui «semi del Verbo» sparsi ovunque dallo Spirito di sapienza. Una dottrina che ben si prestava (e si presta) a istituire una visione della cultura come ricerca aperta, all’insegna della dialogicità colloquiale con tutti gli amanti del vero.
La Cattedra «Giuseppe Lazzati» si pone dentro questa traiettoria di pensiero e di aspirazioni. In linea con l’orientamento culturale lazzatiano, vuole essere occasione di approfondimento, di ascolto e di dialogo sulle grandi questioni che interpellano la nostra vita di uomini e di credenti in un tornante particolarmente critico della storia nazionale e non.
1 Lo scritto, Trent’anni di Costituzione: contesto di pacifica libertà?, si può ora vedere in G. Lazzati, Laici cristiani nella città dell’uomo. Scritti ecclesiali e politici 1945-1986, a cura di G. Formigoni, San Paolo, Cinisello Balsamo 2009, pp. 245-260.

