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Aa. Vv., Ermanno Gorrieri. Un cattolico sociale nelle trasformazioni del 900, Il Mulino, Bologna

In tempi tristi e pesanti, come quelli di oggi, per il cattolicesimo democratico italiano (e più in generale per il protagonismo del laicato all’interno della Chiesa italiana) meditare e studiare figure importanti come quelle di Ermanno Gorrieri può essere salutare e stimolante.
Ora, a sei anni dalla morte, la sua figura viene riproposta alla nostra attenzione.
È uscita, infatti, una monumentale biografia, per i tipi del Mulino, scritta da tre giovani storici coordinati da Paolo Pombeni1.

Le molteplici attività

La vita pubblica di Ermanno Gorrieri ha toccato una pluralità di campi davvero straordinaria: la partecipazione alla resistenza (cui ha dedicato un bellissimo libro2), la militanza nella Dc (su posizione di forte sinistra sociale), nella Cisl, parlamentare, ricercatore sociale (davvero importante la sua ricerca sulla giungla retributiva), ministro del Lavoro, presidente della Commissione sulla Povertà, fondatore del nuovo centrosinistra italiano (Cristiano Sociali ed Ulivo).
Più di mezzo secolo d’impegno sociale e politico ora analizzato con grande profondità in queste più di ottocento pagine.
Gorrieri è stato l’ultimo grande «cattolico sociale» del nostro paese, una tradizione che ha dato tanto all’Italia. Si pensi a Giulio Pastore, Carlo Donat Cattin, Pierre Carniti. Tutti uomini cui Gorrieri era legato da amicizia, al di là delle divergenze politiche (come nel caso dell’ultimo Donat Cattin).
«Quali sono – si domandava lo storico Pietro Scoppola, durante la commemorazione alla Camera dei deputati della sua figura – le radici di questo impegno sociale? La giustizia sociale, il principio di uguaglianza, non sono fondati per lui su una qualche ideologia – Ermanno rifuggirà sempre da qualsiasi visione ideologica – ma anzitutto su presupposti morali e religiosi».
In fondo tutta la battaglia politica, nel fondare, per usare le sue stesse parole, una «sinistra ragionevole e coi piedi per terra», è un richiamo alla mediazione razionale come forza di una politica che fosse orientata alla società ed a quello che la sua formazione cattolica gli aveva insegnato essere il fine supremo del «bene comune», sempre inseparabile dalla giustizia.
Tutto questo, come ricordava Scoppola, era frutto di una grande interiorità religiosa. Lo stesso Pombeni, nel suo saggio introduttivo, sottolinea questo: «Gorrie-ri era a suo modo un “religioso”, nel senso che si era messo al servizio di una “regola” che si era dato da sé: servizio senza risparmio per il bene comune (…) e distacco dai beni terreni».
Per questo, per Gorrieri, la democrazia sociale è democrazia sostanziale fondata sul principio di uguaglianza. Valgono per lui le parole del grande intellettuale cattolico francese, Jean-Marie Domenach – successore di Emmanuel Mounier ad Esprit – «l’uomo di destra rischia se stesso e la sua banda, l’uomo di sinistra, rischia le speranze di coloro a cui non è rimasto nient’altro che la speranza». Quanto sono attuali queste parole…

1 M. Carattieri, M. Marchi, P. Trionfini, Ermanno Gorrieri (1920-2004). Un cattolico sociale nelle trasformazioni del Novecento, il Mulino, Bologna 2009.
2 E. Gorrieri, La Repubblica di Montefiorino, il Mulino, Bologna 1966.