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Osservatorio italiano sulla salute globale. Rapporto 2004, Feltrinelli, Milano 2004

"Mai come oggi l'Umanità soffre per così ampie e crescenti disuguaglianze nel reddito e nella salute. Eppure non sono lontani gli anni in cui l'Umanità sembrava incamminarsi in una strada di maggiore giustizia tra i popoli e di realizzazione dei principi solennemente enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948). Tra questi anche il diritto alla salute". Con queste parole si apriva la Dichiarazione di Erice sull'equità e il diritto alla salute sottoscritta il 26 marzo 2001 da un folto gruppo di operatori della sanità, riuniti per fare il punto sulla drammatica situazione della salute a livello globale e per sollecitare l'impegno della società civile e della comunità scientifica sui temi dell'equità, dello sviluppo sostenibile, della difesa della dignità e della vita degli uomini. Oggi, a tre anni di distanza, un gruppo di ricercatori firmatari di quella Dichiarazione, dopo aver costituito a Bologna, nel gennaio 2002, l'Osservatorio italiano di salute globale, pubblicano un interessante Rapporto1, primo frutto di quell'impegno di analisi coordinata e indipendente del processo di globalizzazione e dei suoi effetti sulla salute che rappresenta la finalità principale dell'Osservatorio. Attualmente ne fanno parte: Giovanni Berlinguer, Maurizio Bonati, Adriano Cattaneo, Sunil Deepak, Nicoletta Dentico, Gavino Maciocco, Eduardo Missoni, Marco Pedrazzi, Sofia Quintero Romero, Angelo Stefanini, Giorgio Tamburlini, Gianni Tognoni, Pirous Fateh Moghadam, Guglielmo Pacileo e Fabrizio Tediosi.
Il Rapporto – realizzato con il contributo degli esperti dell'Osservatorio e di qualificati collaboratori esterni e curato dal presidente Eduardo Missoni, specialista in malattie tropicali e docente di Politiche e strategie globali per la salute presso la Sda-Bocconi e l'Università Bicocca di Milano – si propone di offrire una panoramica sullo stato di salute della popolazione mondiale in questi primi anni del 2000.
Nella prima parte, intitolata Lo stato di salute della popolazione mondiale tra morti evitabili e nuovi rischi e introdotta da una lettura della situazione attuale sotto il profilo etico, vengono analizzate diseguaglianze e mutamenti nella distribuzione di salute e malattia sulla scena mondiale. Ne emerge un quadro drammatico dove giocano un ruolo fondamentale i determinanti non sanitari della salute: nutrizione, accesso all'acqua, istruzione, ridistribuzione del reddito. A questo si aggiungono gli effetti devastanti delle varie forme di violenza – dai conflitti armati agli atti terroristici – sulla situazione sanitaria delle popolazioni coinvolte. L'ultimo capitolo di questa prima parte è dedicato alla Sars, vicenda emblematica di un'epidemia in cui il panico globale ha ucciso più del virus stesso e che ha tragicamente mostrato come "oggi la vita e la qualità della vita di ogni città e regione ricca sono indissolubilmente legate alla motre e alle miserie di tanti villaggi e tante città fatte di baracche".
La seconda parte, intitolata O la borsa o la vita, affronta gli aspetti economici e politici (in particolare la trasformazione dei sistemi sanitari come effetto del pensiero neoliberista) e il ruolo crescente delle politiche commerciali del Wto nel determinare le politiche sanitarie (quelle inerenti ai farmaci e alla loro accessibilità). In particolare Gavino Maciocco, docente presso il Dipartimento di Sanità pubblica dell'Università di Firenze con una lunga esperienza sanitaria in Uganda, ripercorre in maniera puntuale e documentata i passaggi che hanno progressivamente allontanato le politiche sanitarie dall'idea di salute come diritto, così come si era configurato nella storica Dichiarazione di Alma Ata scaturita dalla Conferenza internazionale sull'assistenza sanitaria di base promossa dall'Organizzazione mondiale della sanità e dall'Unicef nel 1978. A partire dagli anni Ottanta una serie di fattori – dalla recessione mondiale innescata dalle crisi petrolifere all'affermarsi di politiche ultraliberiste negli Usa, nel Regno Unito e presso le istituzioni finanziarie internazionali, dall'impatto del debito estero sulle economie dei paesi poveri al collasso dei regimi comunisti a seguito del crollo del Muro di Berlino – hanno contribuito alla messa in discussione dei sistemi sanitari sia sul piano organizzativo-gestionale sia su quello politico-ideologico, fino ad arrivare all'idea di salute come bene di consumo e investimento, con l'introduzione di forme di partecipazione alla spesa (user fees) da parte degli utenti delle strutture sanitarie pubbliche e la spinta alla privatizzazione dei servizi sanitari. Sul versante dei farmaci poi – come bene dimostra il contributo di Nicoletta Dentico, direttore italiano di Medici senza Frontiere dal 1999 al 2003 e attualmente consulente della Campagna internazionale per l'accesso ai farmaci essenziali – la durissima battaglia sui diritti alla proprietà intellettuale alimentata dalle industrie farmaceutiche in seno al Wto ha portato di fatto ad un vero e proprio apartheid sanitario dei paesi poveri.
La terza parte del rapporto, infine, fa il punto su La salute nell'agenda politica per lo sviluppo, segnata dal susseguirsi di vertici internazionali e dall'affacciarsi di nuovi attori sulla scena sanitaria. In particolare viene analizzato il modello emergente – e non privo di rischi – delle "partnership globali pubblico-privato" (Gpp) che vedono affiancati organizzazioni delle Nazioni Unite, governi, imprese nazionali e multinazionali, organizzazioni non governative, fondazioni e università su obiettivi specifici. Prototipo di questo tipo di partnership è la Gavi (Global Alliance for Vaccines and Immunization), lanciata nel 2000 con una donazione iniziale della Fondazione di Bill Gates.
Il Rapporto si conclude con tre approfondimenti di grande interesse anche per il lettore non specialista: il primo analizza il ruolo e le modalità di lavoro dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e la fase di transizione che questa sta attraversando; il secondo è dedicato all'indirizzo e alla pratica della cooperazione italiana nel contesto sanitario internazionale e con i paesi in via di sviluppo; il terzo si sofferma su alcune significative esperienze di protagonismo della società civile – aggregazioni, reti, strategie e progetti – nell'ambito dell'organizzazione sanitaria e della promozione della salute.