Città dell’uomo notizie – gennaio-aprile 2002 – anno XIV, n. 1
Resistere per innovare
Guido Formigoni
Con questo primo numero del 2002, «Appunti» entra in una nuova fase della sua vita. La rivista, fondata ormai 24 anni fa dalla Lega democratica, passa ad essere pubblicata a cura dell’associazione Città dell’uomo. Come dimostra il comitato di persone che promuove questa nuova serie – costituito in modo congiunto tra i fondatori della rivista e il nuovo gruppo di riferimento – si tratta di una scelta di continuità nel solco del cattolicesimo democratico, progressista e riformatore. Città dell’uomo è infatti l’associazione fondata nel 1985 da Giuseppe Lazzati, per educare i credenti a «pensare politicamente», nella laicità, seguendo le «stelle polari» del Concilio Vaticano II e della Costituzione repubblicana. Si tratta anche di una scelta di razionalizzazione organizzativa, per rendere questa piccola voce sempre più in grado di reggere le sfide del nostro tempo, in un momento decisamente delicato. Infatti, il gruppo redazionale che l’ha gestita nell’ultimo quadriennio, su mandato dell’Associazione per la cultura politica, che era proprietaria della testata, era già più o meno vicino all’associazione lazzatiana, e continuerà ad essere il nucleo della nuova redazione. Abbiamo peraltro allargato e ristrutturato con nuove competenze il gruppo redazionale, radunando energie ed amicizie che ci daranno una mano in questa nuova fase. Lascia invece la redazione Riccardo Imberti, che in questi anni ha gestito con impegno il non facile ruolo di coordinamento, garantendo in prima persona la continuità della rivista in una condizione organizzativa difficile: cogliamo qui l’occasione per ringraziarlo non formalmente per tutto il suo lavoro ed esprimergli nell’amicizia un cordiale augurio per il futuro. Chi scrive si assumerà l’onere di coordinare la nuova serie, proprio perché in questo momento è presidente di Città dell’uomo. Come unico piccolo contrattempo legato alla fase di transizione, questo numero vi arriva con un certo ritardo: ce ne scusiamo, ma ci impegnamo a colmare il vuoto con le prossime uscite.
Il senso della nostra scommessa
E’ opportuno qui ripetere – solo brevemente – il senso di questa nostra piccola impresa, che riprende e rilancia un’eredità che fa ormai parte della storia di questo paese, non solo dell’autobiografia del cattolicesimo democratico. Muoviamo dalla consapevolezza che il patrimonio dei credenti innamorati della giustizia, orgogliosi sostenitori della libertà, accaniti costruttori di pace, schierati senza riserve dalla parte dei poveri, radicalmente consapevoli della propria laicità, è un patrimonio decisivo che deve essere investito nel cantiere del rinnovamento di una sinistra pluralistica e articolata. E’ un patrimonio però che non ci è consegnato nel chiuso circolo di una identità statica, ma si struttura giorno per giorno, attorno alla volontà di continua ricerca ed innovazione. E’ un patrimonio che si arricchisce solo se lo si spende nell’animazione di una convergenza con tutti i sinceri democratici e i riformatori del nostro paese. Abbiamo intravisto questa ricerca attorno alla fase genetica dell’Ulivo, l’abbiamo condivisa portando il nostro piccolo contributo, come è stato evidente nelle pagine di questa rivista. Ma è stato un percorso troppo fragile e superficiale. Si è addirittura interrotto, per molteplici responsabilità. Deve quindi essere ripreso e rilanciato, con adeguati contributi intellettuali e organizzativi. Siamo convinti che questa ricerca di una nuova sintesi culturale e politica per il futuro sia il vero compito aperto per la nostra generazione, su scala almeno europea se non addirittura mondiale. Occorre innestare nella tradizione la ricerca di risposte alle sfide della cosiddetta globalizzazione, del tramonto dell’epoca industriale, del particolare tipo di declino dello Stato moderno, dei nuovi imperialismi, dell’emergere decisivo dell’individuo, dell’urgenza ambientale.
Occorre radicalità
Abbiamo fortissima la coscienza della radicalità necessaria per compiere seriamente il cammino che ci sta davanti. Radicalità, nel senso che occorre riprendere dalle «radici» valori e contenuti che un tempo potevano essere date per scontati e invece oggi è necessario rifondare, rimotivare, ridire con parole nuove, ricostruire nell’immaginario collettivo delle giovani generazioni. Radicalità, nel senso che occorre una forte discontinuità rispetto al «pensiero unico» oggi dominante, senza timore di andare controcorrente, superando quella insicurezza di sé stessi che traspare da troppa parte del centro-sinistra reale di questo paese, abbandonando una moderazione intesa come negoziazione ad oltranza con qualsivoglia avversario. Non di timide imitazioni abbiamo bisogno o di patetiche forme di rimpannucciamento delle idee dominanti, nella speranza vana di strappare qualche consenso di una mitica area moderata che è sempre meno realistico immaginare interrogarsi sul futuro. Si fonderà veramente una prospettiva di cambiamento solo mostrando con rigore e nettezza una soluzione «di governo» – quindi praticabile e seria, non astratta e confusa – che sia appunto radicalmente alternativa a quella della destra vincente. Una proposta che non si limiti a inseguire le trasformazioni della mentalità collettiva, ma che le interpreti e comprenda a fondo per poter parlare a tutti e quindi convincere delle proprie ragioni, come è compito di qualsiasi classe dirigente. Oggi manca proprio questa alternativa visibile, che apra insomma una vera competizione per il consenso.
Resistenza, passione, responsabilità e lungimiranza
Siamo consapevoli della durezza dei tempi. Della maggioranza di destra solida nel paese (e tuttavia non così soverchiante…), delle tendenze culturali ostili ai nostri valori, della frana di ogni solidarietà forte e di troppe risorse etico-politiche nella stessa area dell’opposizione. Ma da tale giudizio non traiamo motivi di lamentazione e mugugno, quanto incentivi a lavorare seriamente per mettere fieno in cascina in vista di tempi migliori. Siamo quindi con l’appello di Francesco Saverio Borrelli: resistere, resistere, resistere. Vogliamo intenderlo privo di ogni passatismo nostalgico, ma imperniato sulla consapevolezza che qualsiasi innovazione seria deve essere innestata sul tronco della fedeltà ai valori democratici e del rispetto rigoroso dello Stato di diritto, che oggi il governo del cavaliere di Arcore tende tranquillamente ad aggirare. Siamo quindi con il grido di Nanni Moretti: non è più possibile tollerare un ceto politico del centro-sinistra troppo ripiegato su sé stesso e le sue dinamiche interne e incapace di alzare forte la voce della denuncia e della proposta rispetto al paese. Cogliamo questo grido senza attribuirgli nessun sottinteso banalmente «antipolitico» e illusoriamente portato ad angelicare una presunta purezza della società civile. Ma come un appello forte a chi ha scelto «la politica come professione» perché sia weberianemente all’altezza della gestione del lavoro politico, e cioè vi esprima passione, senso di responsabilità e lungimiranza.
Un compito propriamente culturale
Una rivista come questa – che si regge sul solo appassionato sostegno di un manipolo di abbonati come voi che ci leggete – non può illudersi di compiere nessuna battaglia direttamente politica in prima persona. Vorremmo piuttosto assumere come un abito serio e impegnativo quello del contributo intellettuale, formativo e informativo, nei confronti di un’innovazione sempre più urgente della vita politica. Cercheremo quindi di non farci coinvolgere più di tanto nelle polemiche contingenti e nelle battaglie di schieramento, non perché le sottovalutiamo o le irridiamo, ma perché pensiamo che per affrontarle consapevolmente e seriamente occorra sempre un supplemento di forza critica, di approfondimento conoscitivo e di capacità analitica e propositiva. Lavorando di informazione e di giudizio, porteremo il nostro piccolo contributo alla costruzione di quell’impianto di parole nuove e di idee giovani che ogni politica seria deve poter offrire per costruire consenso. Non ci identifichiamo quindi con nessuna parte dell’alleanza ulivista, né con altre forze nella galassia della sinistra. Osserviamo naturalmente quanto si muove nella politica concreta con interesse, a volte con occhio duramente critico ma sperando che si colga sempre un’intenzione non banalmente polemica.
Allargare i confini del centro-sinistra reale
Al contempo, pensiamo che nel paese esista molto di più di quanto oggi si riconosce nello schieramento politico di centro-sinistra, in termini di energie da valorizzare, idee da raccogliere, persone da coinvolgere per una battaglia di libertà e giustizia. Esistono molteplici fermenti in movimento, tra la critica alla globalizzazione liberista, le energie di servizio del volontariato e la residua indignazione contraria alla malapolitica della corruzione. Ma ancora, si può pensare a quello che di vivo esiste nel profondo del cattolicesimo italiano, nei gruppi giovanili, nelle aree sociali, nei circuiti del terzo settore, nelle organizzazioni sociali e civili, nelle professioni e nell’università. Il problema è che molte di queste energie sono lontane dalla politica, isolate, deluse, ripiegate, oppure candidamente contrarie a qualsiasi mediazione politica. Oppure ancora arrabbiate e isolate in un sogno di palingenesi irraggiungibile. Se si approfondirà il solco tra queste energie e la politica reale, non avremo speranze. Coltiviamo peraltro lucida la consapevolezza del lungo itinerario che attende tali iniziative e idee, perché possano esprimersi nella forma di un serio contributo riformatore rispetto alla politica. Occorre dare una sponda culturale, prima ancora che politica a queste risorse di futuro: la «cultura della mediazione» tipica della nostra storia culturale e morale ci deve aiutare in questo senso. In questo senso intendiamo rilanciarla.
Collegare passato e futuro, tradizione e novità; lavorare in termini culturali per far emergere una nuova sintesi politica; analizzare, informare, criticare e discutere per servire il cambiamento; allargare il campo, coinvolgendo nuove energie e stimolandole a un esigente percorso culturale e politico. Questo sarà l’impegno della rivista che state leggendo. Con tutte le forze disponibili e con tutta l’umiltà necessaria.
